lunedì 21 marzo 2011

CINQUE DOMANDE SUL NUCLEARE

Alcune semplici domande bastano a smontare la follia nucleare oggi più che mai sotto i riflettori a causa del disastro sismico avvenuto in Giappone.


  • Come prevediamo e affrontiamo eventuali terremoti, tzunami, cataclismi climatici? Ovvero, come risolviamo la questione SICUREZZA (attacchi terroristici inclusi) rispetto a centrali di questo tipo?
  • Dove mettiamo le SCORIE nucleari, posto che ad oggi non esiste al Mondo alcun sito sicuro e definitivo?
  • Come risolviamo la scarsità di URANIO disponibile, che le previsioni più ottimistiche proiettano a 40, massimo 50 anni la disponibilità utilizzabile prima del suo esaurimento?
  • Come superiamo la cosidetta emergenza energetica se, come sembra, per realizzare una centrale nucleare servono almeno 15-20 anni?
  • Dove troviamo le RISORSE economiche per realizzare gli impianti? Chi pagherà realmente per questo, le imprese che in questi anni hanno investito e creato occupazione nel settore delle rinnovabili…?

Vorrei che a rispondere a queste domande, anche per iscritto, fossero il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il suo Ministro Romani, ma anche l’oncologo Umberto Veronesi e l’ex ambientalista Chicco Testa. Mi piacerebbe ricevere le risposte, poterle postare sul blog e aprire un confronto con l’opinione pubblica, in vista del referendum al quale, penso, saremo tutti chiamati a partecipare. In massa. Perché in questo Paese, e questa è la mia modestissima opinione, non abbiamo più bisogno di grandi impianti e grandi centrali. In Italia abbiamo bisogno di una colossale operazione di manutenzione energetica del patrimonio edilizio esistente, finalizzata al taglio degli sprechi, delle inefficienze e dei consumi. Quanti posti di lavoro (veri) in più ci sarebbero se davvero qualcuno ascoltasse questi suggerimenti? E quanta Co2 in meno eviteremmo di immettere in atmosfera?

Parallelamente, comune per comune, servono interventi concreti per consentire l’autoproduzione di energia per l’autoconsumo casa per casa: diffusa, capillare, controllata dai cittadini, pulita. Molti comuni si sono organizzati mettendo in piedi, con la decisiva complicità delle comunità, gruppi di acquisto e allegati energetici ai regolamenti urbanistici edilizi che vanno proprio in questa direzione. L’unica effettivamente sostenibile, da percorrere.

Rispondano, lorsignori, mettano in luce senza giri di parole, demagogia e arroganze rituali, la loro lungimirante strategia dell’atomo di ultima generazione. Abbiano il coraggio di mostrare al Paese intero la loro rassicurante e sostenibile visione del futuro…
In Italia, uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo. In 2500 anni, siamo stati “attraversati” da 30.000 terremoti di media e forte intensità superiore al IV-V grado della scala Mercalli… Buona fortuna!

Nessun commento:

Posta un commento