lunedì 30 maggio 2011

PREMIO "AMICO DELLA TERRA 2011": LA BUSA CONSAPEVOLE RINGRAZIA



Con grande piacere e soddisfazione "LaBusaConsapevole/movimento per la decrescita felice" ha vinto il premio "AMICO DELLA TERRA 2011", un titolo che premia l'attività di sensibilizzazione e coinvolgimento della cittadinanza sul territorio della Comunità, su argomenti che riguardano la tutela dell'ambiente.

Da parte nostra, molte (e molto ricche) sono state le serate dedicate ai temi della decrescita, ai nuovi stili di vita e alla gestione virtuosa dei nostri rifiuti, oltre ad aver portato nuove conoscenze e spunti per approfondimenti ed obiettive valutazioni; questo premio non può che farci onore ed essere un incentivo per continuare a fare bene e a fare meglio! 

Un ringraziamento particolare va a tutto lo staff del nostro movimento, a tutti quelli che ci hanno appoggiato, a quelli che hanno contribuito alla realizzazione delle attività che abbiamo proposto sul territorio e che continuano a farlo, mossi dalla sensibilità nei confronti della propria terra. 

Grazie allo staff "Amici della Terra Alto Garda" per la fiducia e la stima dimostrata nel tempo, grazie agli altri quattro finalisti, anch'essi socialmente impegnati e motivati, grazie a quella parte politica che non ha chiuso le porte ad argomenti di difficile apprendimento e discussione e che è stata capace di ascoltare ad attingere da esperienze migliori. 

Insomma, grazie a tutti quelli che che si stanno prodigando per una Busa migliore!


Non è sempre facile trarre soddisfazioni da attività culturali ed ancora di meno in ambito ambientale; molto spesso si viene semplicemente isolati ed etichettati come "ambientalisti contro lo sviluppo e la crescita della società". La stessa filosofia della decrescita da noi proposta non mira di certo al ritorno alle candele o ai cavalli come qualcuno si ostina a dichiarare, bensì ad una graduale riduzione delle inefficienze e degli sprechi, finalizzati a ridurre l'impronta ecologica di un dato contesto sociale quale quello dell'Alto Garda. Qualcuno si è mai domandato quanto "pesa" l'Alto Garda in termini ambientali?!
Sono aspetti con i quali è doveroso relazionarsi al più presto se non si vuole essere inghiottiti da questa crisi irreversibile. Sempre più economisti hanno scelto la strada della "green economy" per uscirne, raggiungendo ottimi risultati in termini disviluppo sostenibilerispetto ambientale e nuova occupazione.
E' l'insostenibile realtà in cui viviamo che ci porta a dover ripensare un sistema di sviluppo ed una politica d'intervento che sappia riconoscere i limiti della crescita e dello sviluppo per aprire le porte all'innovazione, che tenga conto dei parametri di salute umana ed ambientaleIn particolar modo nella nostra amata Busa, luogo cementificato all'inverosimile, con grossi problemi di inquinamento causati da una mala gestione dei rifiuti e dove i legami con la natura e madre terra sembrano ormai un vecchio ricordo di qualche foto in bianco e nero.
La salvaguardia del nostro territorio è una priorità, a maggior ragione quando esso ci ha permesso di evolverci ed arricchici negli anni: dobbiamo tutto al lago, alle nostre montagne ed ai nostri prodotti autoctoni. Ed ora, a distanza di qualche decennio ci siamo già dimenticati tutto?
Possiamo far finta di niente, possiamo ignorare chi si sta battendo per tutto ciò o possiamo addirittura inventarci qualche pretesto per essere contro, ma quello non nessuno potrà mai mettere in discussione, sono le tante verità, a molti scomode, che sempre più persone facenti parte della società civile portano all'attenzione della comunità.
E questa alla fine non sono altro che la forza delle idee, la forza di chi ci crede, la forza di chi a cuore i propri figli e le prossime generazioni.


 

sabato 21 maggio 2011

NON SIAMO MERCE: RIBELLIAMOCI ALLA DITTATURA DEI RICCHI

Qui di seguito pubblichiamo il manifesto della rivolta in Spagna

Noi siamo gente comune. Siamo come te: gente che si alza ogni mattina per studiare, per lavorare o per trovare lavoro, gente che ha famiglia e amici. Gente che lavora duramente ogni giorno per vivere e dare un futuro migliore a chi ci circonda.

Alcuni di noi si considerano più progressisti, altri più conservatori. Alcuni credenti, altri no. Alcuni di noi hanno un'ideologia ben definita, alcuni si definiscono apolitici... Ma tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che vediamo intorno a noi. Per la corruzione di politici, imprenditori, banchieri ... Per il senso di impotenza del cittadino comune.Questa situazione fa male a tutti noi ogni giorno. Ma se tutti ci uniamo, possiamo cambiarla. È tempo di muoversi, è ora costruire insieme una società migliore. Perciò sosteniamo fermamente quanto segue:

  • Le priorità di qualsiasi società avanzata devono essere l’uguaglianza, il progresso, la solidarietà, la libertà di accesso alla cultura, la sostenibilità ecologica e lo sviluppo, il benessere e la felicità delle persone.
  • Ci sono diritti fondamentali che dovrebbero essere al sicuro in queste società: il diritto alla casa, al lavoro, alla cultura, alla salute, all’istruzione, alla partecipazione politica, al libero sviluppo personale, e il diritto di consumare i beni necessari a una vita sana e felice.
  • L'attuale funzionamento del nostro sistema economico e di governo non riesce ad affrontare queste priorità e costituisce un ostacolo al progresso dell’umanità.
  • La democrazia parte dal popolo (demos = popolo, cràtos = potere) in modo che il potere debba essere del popolo. Tuttavia in questo paese la maggior parte della classe politica nemmeno ci ascolta. Le sue funzioni dovrebbero consistere nel portare la nostra voce alle istituzioni, facilitando la partecipazione politica dei cittadini attraverso canali diretti e procurando i maggiori benefici alla società in generale, non per arricchirsi e prosperare a nostre spese, mentre si dà cura solo dei dettami dei grandi poteri economici e si aggrappa al potere attraverso una dittatura partitocratica capeggiata dalle inamovibili sigle del partito unico bipartitico del PPSOE.
  • L’ansia e l'accumulazione di potere in poche mani crea disuguaglianza, tensione e ingiustizia, il che porta alla violenza, che noi respingiamo. L’obsoleto e innaturale modello economico vigente blocca la macchina sociale in una spirale che si consuma in se stessa arricchendo i pochi e precipitando nella povertà e nella scarsità il resto. Fino al crollo.
  • La volontà e lo scopo del sistema è l'accumulazione del denaro, che ha la precedenza sull’efficienza e il benessere della società. Sprecando intanto le risorse, distruggendo il pianeta, creando disoccupazione e consumatori infelici.
  • I cittadini fanno parte dell’ingranaggio di una macchina destinata ad arricchire una minoranza che non sa nulla dei nostri bisogni. Siamo anonimi, ma senza di noi tutto questo non esisterebbe, perché noi muoviamo il mondo.
  • Se come società impariamo a non affidare il nostro futuro a un’astratta redditività economica che non si converte mai in un vantaggio della maggioranza, saremo in grado di eliminare gli abusi e le carenze di cui tutti soffriamo.
  • È necessaria una Rivoluzione Etica. Abbiamo messo il denaro al di sopra dell’Essere umano mentre dovremo metterlo al nostro servizio. Siamo persone, non prodotti sul mercato. Io non sono solo quel che compro, perché lo compro e a chi lo compro.
Per tutto quanto sopra, io sono indignato. Credo di poterlo cambiare. Credo di poter aiutare. So che insieme possiamo. Esci con noi. È un tuo diritto.

martedì 17 maggio 2011

I PROGETTI DELLE CENTRALI IDROELETTRICHE SULL'ALTISSIMO: CHI MUORE POI RISORGE!

A distanza di un anno dalla loro bocciatura da parte della Giunta Provinciale, i progetti delle centrali sul'Altissimo ritornano a minacciare il nostro Lago di Garda. Chicco Testa e Franco Bernabè insieme ai forti poteri economici del Trentino non mollano.. Nucleari o idroelettriche di pompaggio, sempre di centrali si parla, per gli omini dalla cravatta col vizietto!!





domenica 15 maggio 2011

PORSI DELLE DOMANDE NON SIGNIFICA ESSERE COMPLOTTISTI, MA ESSERE GIORNALISTI


Per porsi delle legittime domande non bisogna essere complottisti: basta essere giornalisti. In realtà basta essere persone di buon senso, dotate di uno spirito critico, che non accettano passivamente la versione ufficiale delle cose proposta dai main stream media. È legittimo porsi domande: anzi è il sale della democrazia. Pensiamoci: che male c’è, di fronte a delle evidenti contraddizioni o incongruenze, a porsi delle semplici domande? Che male c’è nel farsi qualche domanda, ad avanzare qualche dubbio? È forse un reato dissentire? È forse un crimine mettere in discussione la versione ufficiale delle cose?

Spesso accettiamo la versione “ufficiale” proposta, soprattutto su grandi e complessi temi, per comodità e semplicità. È infatti molto più comodo abbracciare la “verità ufficiale” senza doverla necessariamente mettere in discussione. È molto più semplice credere alla verosimile trama proposta alla tv, soprattutto quando è raccontata con note ufficiali da persone alle quali abbiamo dato la nostra fiducia. A volte preferiamo non sapere, non andare oltre la cortina di superficialità delle cose raccontate, per paura di conoscere: la verità fa male, recitava una vecchia canzone. A volte, invece, non abbiamo le energie e le forze per mettere in discussione il tutto perché, in fondo, pensare stanca. È per questo che c’è chi preferisce non indagare e accetta passivamente, come spettatore del suo stesso mondo, la verità “ufficiale”. Infine, spesso, non si hanno gli strumenti cognitivi, le competenze e il tempo per mettere in dubbio quanto sentito alla TV. Come cittadino può anche essere un mio diritto.

Ho il diritto, quando espressamente dichiarato, di non essere informato su alcuni temi (io, ad esempio, rivendico il diritto a non essere informato sul matrimonio reale del principe inglese e non voglio sapere - vi prego non ditemelo - se e dove faranno la luna di miele. È un mio diritto, o no?). Posso anche decidere di non informarmi su questioni vitali quali l’11 settembre, la crisi finanziaria, l’aggiotaggio, le ragioni che stanno dietro una guerra e la morte di Bin Laden (giusto per citare qualche esempio), ma una volta che decido di farlo, ascoltando e leggendo le informazioni sui principali media di informazione, devo fidarmi dei giornalisti e della loro professionalità.

Perché, infatti, dovrei pormi mille domande su tutto? Se mi han detto così, così sarà: perché dovrei dissentire e metterlo in discussione? È il loro dovere quello di informarmi correttamente, perché allora avanzare dubbi? Dobbiamo fidarci. Se mi sottopongo ad una visita medica devo fidarmi delle competenze del dottore (non posso ogni volta chiedere di visionare il suo curriculum); se prendo l’autobus sono sicuro che l’autista abbia la patente e non posso chiedergli di esibirla ogni volta, così se ascolto la TV (in Italia circa 30 milioni di persone si informa solo attraverso la TV) devo fidarmi della buona fede dei giornalisti. Il nostro sistema si basa sulla fiducia reciproca.

Dunque, come il medico ha il dovere di informarmi sulle mie condizioni di salute, proprio perché mi fido di lui e perché io non ho le sue competenze teorico/pratiche, anche il giornalista deve informarmi su ciò che mi accade intorno. Se il medico percepisce delle incongruenze nelle mie analisi disporrà ulteriori accertamenti, si porrà delle domande, avanzerà dei dubbi. Fa il suo dovere, lo fa nel rispetto della sua deontologia professionale e nel rispetto del paziente che ha riposto in lui la fiducia. Stessa cosa deve fare il giornalista. Se vi sono incongruenze, se qualcosa non è chiaro, dovrebbe porsi qualche domanda in più, dovrebbe evidenziare queste anomalie. Deve vigilare. Gli anglosassoni lo chiamano watchdog for citizen rights, ovvero l’agire da parte del giornalismo come cane da guardia dei diritti dei cittadini per ergersi a contraltare del potere politico. Il giornalismo deve, appunto, vigilare e porre domande e non essere megafono della versione ufficiale. Altrimenti non è un contraltare del potere, ma la sua cassa di risonanza.

Il giornalismo, sul caso della morte di Bin Laden ad esempio, avrebbe dovuto vigilare e porsi qualche domanda in più. Tutta la ricostruzione ufficiale è piena di lacune, contraddizioni e manipolazioni. Dire questo non significa essere complottisti, ma semplici giornalisti che fanno il loro dovere, proprio nel rispetto dei cittadini che in loro pongono la fiducia. Non porre e porsi domande significa tradire questa fiducia.

Elenco, qui di seguito, alcuni dubbi (senza dietrologia e/o grandi macchinazioni) che i principali telegiornali e giornali italiani (e in buona parte anche esteri) non hanno avanzato. Alain Chouet, ex capo dell’antiterrorismo francese, dinanzi alla Commissione degli Affari Esteri del Senato, il 29 gennaio 2010 ha dichiarato: “sul piano operativo al-Qa'ida è morta in quelle tane per topi di Tora-Bora nel 2002”. Perché la tv non ha riportato questa notizia che entra in contraddizione con la versione ufficiale che vede al-Qa'ida come ancora operativa e pronta ad attaccare in ogni momento? Perché la foto contraffatta di Bin Laden morto ha fatto il giro del mondo, senza che nessuno si preoccupasse di verificarne l’autenticità? Quella foto, falsa e ritoccata, circolava già da 4 anni. Nessun grande media ha smascherato la cosa, ma lo ha fatto peacereporter.

Perché Bin Laden non è mai stato ufficialmente indagato, nel sito dell’FBI, in relazione agli attentati dell’11 settembre? Perché Bin Laden è stato buttato in mare senza concedere la possibilità a chicchessia di verificare la sua “reale”, e non solo mediatica, morte? Non sarebbe stato più semplice e doveroso nei confronti dell’opinione pubblica e delle vittime dell’11-9 - anche senza mostrare in TV per non offendere (SIC!) i telespettatori - chiamare alcuni giornalisti internazionali, presenti in Pakistan e Afganistan, portarli nella stanza dove custodivano Bin Laden e dar loro la possibilità di essere testimoni? È mai possibile, come hanno scritto alcuni giornalisti riportando la versione ufficiale senza porsi troppe domande, che le informazioni utili alla cattura di Bin Laden giungessero dal carcere di Guantanamo (la prigione più protetta e isolata al mondo) da detenuti in isolamento da anni? Come facevano, persone che non parlano con nessuno da qualche lustro, a sapere dove fosse Bin Laden? Infine, perché nessuna tv ha riportato le dichiarazioni di Benazir Bhutto, ex primo ministro del Pakistan che in una intervista del 2 novembre 2007 (poco prima di essere assassinata) sosteneva che Osama Bin Laden fosse stato ucciso da Omar Sheikh, (ex collaboratore dei servizi segreti pachistani)?


Questi sono dubbi, solo legittimi e semplici dubbi. Non avanzo nessuna teoria dietrologica, né ricostruzioni fantasiose. Dubbi, solo legittimi dubbi che mi vengono in mente. Porsi queste domande non significa, e lo ribadisco, esseri complottisti, ma semplicemente giornalisti che fanno il proprio dovere. O cittadini che non si accontentano della verità precostituita, proprio perché hanno perso la fiducia nei confronti di un giornalismo spuntato.

sabato 14 maggio 2011

USA E L'INIZIO DI UNA GUERRA GLOBALE PERMANENTE

Il Congresso americano propone una nuova dichiarazione di guerra che autorizza l'impiego delle forze armate Usa in un conflitto senza fine, senza confini e senza un chiaro nemico. L'allarme delle associazioni per i diritti civili.


Il Congresso americano propone una nuova dichiarazione di guerra che autorizza l'impiego delle forze armate Usa in un conflitto senza fine, senza confini e senza un chiaro nemico. L'allarme delle associazioni per i diritti civili
Chi si illudeva che con l'uccisione di Bin Laden gli Stati Uniti avrebbero proclamato la fine della “guerra al terrorismo”contro al Qaeda dichiarata dopo l'11 settembre 2001, si sbagliava.
Al contrario, l'America sta valutando di ampliare i limiti geografici, politici e temporali del conflitto, trasformandolo in una guerra globale permanente.
In questi giorni la commissione Difesa del Congresso Usa - dallo scorso novembre a maggioranza repubblicana - sta esaminando il testo di una nuova dichiarazione di guerra che “aggiorna” quella approvata il 18 settembre 2001. A differenza del vecchio testo, che in nome del diritto di autodifesaautorizzava l'uso della forza militare  “contro nazioni, organizzazioni e persone responsabili degli attacchi lanciati contro gli Stati Uniti (...) al fine di prevenire nuovi atti di terrorismo”, il nuovo testo redatto dal repubblicano Howard McKeon descrive una guerra senza fine, senza confini e senza un chiaro nemico.
“Gli Stati Uniti - recita la proposta in esame - sono impegnati in un conflitto armato contro nazioni, organizzazioni e persone che sono parte o sostengono al Qaeda, i talebani o forze collegate impegnate in ostilità contro gli Usa o i partner della Coalizione o a favore di suddette nazioni, organizzazioni o persone”.

La nuova dichiarazione di guerra autorizza anche la detenzione dei nemici senza limiti di tempo: “Il presidente ha l'autorità di detenere belligeranti fino al termine delle ostilità”.
Il testo ha suscitato l'allarme di tutte le associazioni americane per i diritti civili, per i diritti umani e contro la guerra.
In un’accorata lettera aperta ai membri della commissione Difesa, l'Unione americana per le libertà civili (Aclu) e altre ventidue organizzazioni chiedono di non approvare questa legge che “dà al presidente poteri di guerra vastissimi e praticamente irrevocabili, impegnando gli Stati Uniti in una guerra su scala globale senza un chiaro nemico, senza alcun limite geografico e senza termini di tempo legati al raggiungimento di un obiettivo”.
“A differenza della dichiarazione di guerra del 2001 che autorizzava l'attacco in Afghanistan e la caccia a Osama Bin Laden - si legge ancora nella lettera dell'Aclu - questa proposta non cita un danno specifico, come gli attacchi dell'11 settembre, o una specifica minaccia al paese: si afferma che gli Stati Uniti sono in guerra ovunque vi siano presunti terroristi, a prescindere dall'esistenza di un reale pericolo. Il Congresso delega al presidente poteri di guerra assoluti, di un'ampiezza senza precedenti, che lo autorizzano a ordinare l'uso della forza militare indipendentemente da attacchi avvenuti o potenziali contro gli Stati Uniti”.

“La nuova dichiarazione di guerra - continua la lettera - non specifica obiettivi finali e criteri in base ai quali verrebbe meno la delega congressuale dei poteri di guerra presidenziali: i vasti termini di questo conflitto potrebbero perdurare decenni”. In base a questo testo “le forze armate Usa potrebbero essere impiegate in Somalia, in Yemen, in Iran, in quasi tutti i paesi del Medio Oriente, dell'Africa e dell'Asia, ma anche nei paesi europei, in Canada e, ovviamente, negli stessi Stati Uniti contro cittadini americani”.