sabato 12 dicembre 2009

UOMO vs NATURA

UOMO vs NATURASabato 19 Dicembre 2009
Dalle 12.00 lle 18.00 Arco Via Magnolie
"le critiche condizioni ambientali al giorno d'oggi"

Con la presente abbiamo il piacere di anunciarvi che il prossimo sabato 19 dicembre 2009 ad Arco, dalle 12.00 alle 18.00 durante lo svolgimento dei mercatini di Natale, istituiremo un punto informativo della nostra Associazione dove sarnno proposti dei video che daranno una chiara panoramica sullo stato di salute del nosto pianeta, sempre piu' minacciato dal surriscaldamento e dall'attivita' dell'uomo.



Inoltre troverete anche pratici consigli da adottare fin da subito per contribuire a salvare laTerra dall'inquinamento e dai rifiuti.

In questi giorni, come avrete sentito, si svolge il piu' importante vertice sul clima degli ultimi anni a Copenaghen, i Capi di gran parte dei paesi del mondo decideranno le sorti del nostro futuro ambientale, cosi' anche noi nel nostro piccolo vogliamo informare, ma soprattutto sensibilizzare i nostri concittdini al rispetto di un ambiente ormai a rischio.

L'occasione ci dara' anche modo di fare del volantinggio su quello che sono i temi trattati dall'Associazione e informare della nostra attivita' chi ancora non ci conosce.
Vi aspettiamo numerosi


ASSOCIAZIONE
LA BUSA CONSAPEVOLE

lunedì 7 dicembre 2009

ULTERIORE CONFERMA DALL'ALTO PER ILPROGETTO DELLA CENTRALE SULL'ALTISSIMO


Il progetto della centrale idroelettrica di pompaggio sul monte Altissimo va avanti.
Questa la risposta di Alberto Pacher alla mozione presentata in consiglio Provinciale da Bruno Firmani dell'Italia dei Valori pochi giorni fa. Al momento il progetto e' ancora al vaglio del servizio di utilizzazione delle acque pubbliche della Provincia, che dovrebbe decidere prima della fine dell'anno; a questa, seguira' una valutazione di impatto ambientale e se entrambe si pronunceranno positivamente, sara' dato il via libera all'appalto per la costruzione. Pacher istituzionalmente ha dichiarato che il progetto presentato seguira' il normale iter burocratico previsto per le grandi opere, ma ugualmente davanti a tutto questo coro di no, al quale si e' aggiunto anche il Sindaco di Riva Molinari in nome della cittadinanza non piu' di un mese fa, le perplessita' sono sempre maggiori:
Perche' non e' stato minimamente dato ascolto a quanti, fra politici e cittadini e imprenditori, che fino ad oggi hanno chiesto risposte concrete e prese di posizione da parte dei vertici Provinciali da ormai 9 mesi?
Non e' piu' abbastanza una semplice rassicurazone di Pacher sul fatto che saranno valutate le posizioni prese dai Comuni limitrofi e dei vari associazionismi.
Perche' poi e' sempre e solo Pacher a rispondere sul tema della centrale, mentre Il Presidente Dellai non si e' mai pronunciato?
Ed infine, avendo amaramente constatato che il progetto nella sua complessita' non rispecchia le esigenze della popolazione, ma solamente quelle di potenti imprenditori che vorrebbero fare del nostro Lago di Garda una speculazione energetica, non sarebbe meglio chiuere la partita qui senza intasare uffici provinciali oltre misura?



LA BUSA CONSAPEVOLE

giovedì 3 dicembre 2009

CO2, L'EQUILIBRIO SI E' ROTTO: SENZA AZIONI CONCRETE LA TEMPERATURA AUMENTERA' DI 6 GRADI

PUBBLICHIAMO QUI DI SEGUITO UN'INTERESSANTE STUDIO CONDOTTO DA 7 NAZIONI, RIGUARDANTE LE EMISSIONI DI CO2

Tra il 2000 e il 2008 l'aumento delle emissioni di anidride carbonica è stato del 29% nonostante la crisi

MILANO - L'equilibrio fin qui esistente tra le emissioni di anidride carbonica (CO2) e la capacità di assorbimento da parte degli ambienti naturali, soprattutto gli oceani, si è rotto e, se la rotta non sarà cambiata rapidamente con azioni concrete, la temperatura globale è destinata a crescere fino di 6 gradi, con conseguenze catastrofiche per tutti. Se molti scienziati avevano previsto la rottura del ciclo della CO2, per la prima volta una ricerca internazionale lo dimostra. Lo studio è stato realizzato da 31 ricercatori di sette nazioni (Gran Bretagna, Australia, Stati Uniti, Francia, Brasile, Norvegia e Olanda) ed è stato pubblicato online della rivista Nature Geoscience ed è stata condotto nell'ambito del Global Carbon Project, fondato nel 2001 per quantificare le emissioni globali di anidride carbonica e individuarne le cause.

AUMENTO - Lo studio dimostra che negli ultimi 50 anni la media delle emissioni di CO2 rimasta nell'atmosfera ogni anno è stata pari al 43%, mentre il resto è stato assorbito dal terreno e dagli oceani. In particolare, dal 1959 al 2008 la frazione rimasta nell'atmosfera è aumentata dal 40% al 45%: segno, rilevano gli autori dello studio, di una perdita di efficienza delle riserve naturali. «È la prima evidenza di come le riserve naturali stiano rispondendo ai cambiamenti climatici», dice la coordinatrice della ricerca Corinne Le Quere, dell'università britannica di East Anglia e del British Antarctic Survey.

LA CRISI NON FERMA LE EMISSIONI - Le emissioni di combustibili fossili sono aumentate del 41% fra il 1990 e il 2008. Fra il 2000 e il 2008 l'aumento è stato del 29%, pari a circa il 3,4% all'anno rispetto all'uno per cento degli anni Novanta. Nonostante la crisi economica, nel 2008 le emissioni sono aumentate comunque del 2%. Per il 2009 si prevede un ritorno ai livelli del 2007 e poi una nuova crescita nel 2010. La principale causa è da riscontrarsi nell'utilizzo del carbone per produrre energia. Con il risultato che ora i Paesi in via di sviluppo emettono più gas serra rispetto ai Paesi industrializzati. In particolare le emissioni da parte di Cina e India si sono più che raddoppiate dal 1959.

CASSANDRA - Secondo Le Quere, se alla prossima conferenza sul clima di Copenaghen non si troverà un accordo per stabilizzare e ridurre le emissioni di gas serra, l'aumento della temperatura globale non sarà di 2-3 gradi come fin qui ipotizzato, ma arriverà anche a 5-6 gradi entro la fine dell'attuale secolo o nella prima metà del prossimo. Il fatto è che, dopo il

FONTE:
mancato accordo tra Cina e Usa sulla riduzione delle emissioni, la conferenza di Copenaghen appare già destinata a non produrre nulla di concreto ancora prima di iniziare. E questo studio rischia di diventare l'ennesima previsione inascoltata di Cassandra.

IL COORDINAMENTO GESTIONE CORRETTA RIFIUTI RIBADISCE: "VEDELAGO FUNZIONA ECCOME!"

L'assessorato all'ambiente del Comune di Parma - si legge in una nota del CGCR che riportiamo integralmente - vuole dare una valutazione dell'impianto di riciclo di Vedelago senza averlo mai visto.

Mentre per gli impianti di incenerimento si viaggia per l'Italia e per l'Europa in lungo e in largo, per un impianto alternativo ci si accontenta di uno scambio epistolare con la Provincia di Treviso.L'assessore Sassi declassa Vedelago perché “tratta solo materiale proveniente da raccolta differenziata".Vero!
Nella raccolta differenziata di quel territorio è inserita anche quella parte di indifferenziato che viene definito secco, trattano tutta la Rsu come differenziata, per loro l'indifferenziato non esiste!Nella informativa della Provincia di Treviso si legge che Vedelago tratta il secco (indifferenziato) del solo comune di Ponte nelle Alpi. L'impianto in realtà tratta la raccolta di 1.150.000 cittadini, che non pare siano solo quelli che risiedono a Ponte delle Alpi. Oltre ai Comuni della Provincia di Treviso, consegnano le raccolte differenziate relative agli imballaggi, regolati dall’Accordo Nazionale Anci – Conai, i Comuni della Provincia di Belluno e altri Comuni o Consorzi che non sono dotati di impianti propri. Vedelago tratta inoltre rifiuti provenienti da attività produttive (aziende industriali, artigianali, commerciali, agricoli). Le aziende pubbliche e private gestite, sono quasi totalmente della Provincia di Treviso.

La raccolta dei rifiuti agricoli (teli, taniche, contenitori), promossa dalla Provincia di Treviso, è gestita dal Consorzio Priula. L'assessore sostiene che la raccolta di secco residuo ammonterebbe, per il solo comune di Ponte nelle Alpi, ad 800 tonnellate all'anno. In realtà la produzione del famoso granulato o materia prima seconda, ottenuta a Vedelago da un impianto ad estrusione dalle plastiche non altrimenti riciclabili, ammonta a 12.000 tonnellate annue, quantitativo facilmente desumibile dai libri contabili dell'azienda, che altrimenti non farebbe gli utili che fa.Le plastiche usate nel procedimento di estrusione non sono nuove ma derivano da processi industriali di ditte che hanno fatto accordi con il centro (Luxottica, Gatorade, Pepsi), plastiche difettose o deformate che dovrebbero essere smaltite dalle industrie con costi elevatissimi, ma che invece vengono conferite al centro che paga le ditte per questo materiale.

Non si tratta perciò nel modo più assoluto di plastica vergine.Se Vedelago fosse un impianto sperimentale, e quindi poco affidabile, non si capisce come in realtà la sua tecnologia si stia diffondendo, e come abbia potuto ottenere un premio economico dalla comunità europea come miglior impianto innovativo per abbassare l'impatto del trattamento dei rifiuti sull'ambiente. La Danimarca sta facendo sua tale tecnologia come pure il Belgio e la Francia, che hanno avviato una collaborazione con le due più grandi cartiere europee che sono in Alsazia e che trattano il tetrapak.

Questi sono solo alcuni esempi di nuovi impianti: due nuovi impianti, uno a Colleferro (Roma) e uno a Tergu (Sassari), collaborazioni con Kalat Ambiente (Caltagirone), Valfreddana; Recuperi (PT);Sulmona (L’Aquila); G.A.I.A. (Asti).Ed eccoci infine all'obiezione che il centro riciclo da noi proposto come soluzione alternativa all'inceneritore tratti poco materiale.

E' dimostrato che il centro con la sua tecnologia può arrivare a mandare in deposito solo il 5% dei rifiuti solidi urbani trattati. Per la capacità di trattamento sarebbe sufficiente aumentare le dimensioni dell'impianto per gestire qualunque volume di rifiuti.Ma queste considerazioni rimangono parole scritte su un foglio di carta.
Quando l'amministrazione avrà il coraggio di confrontarsi pubblicamente e chiarire la proprie posizioni direttamente con i tecnici che offrono tali alternative?Si ha forse timore di non riuscire a dimostrare le proprie ragioni?Se il Comune è così certo che non esista una soluzione alternativa all'incenerimento, perché negare il confronto?Purtroppo questo appello, come i tanti che lo hanno preceduto, rimarrà lettera morta.Perché davanti ai fatti verrebbe a galla la verità.

Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti Parma

giovedì 12 novembre 2009

LAGO DI GARDA: VENETO, A CHI TOCCANO I CONTROLLI? SCOPPIA IL CASO DELLE ALGHE

Articolo pubblicato il 22 luglio 2009 su L'Arena, quotidiano veneto. Anche se non recente, l'articolo ci sembra interessante, in considerazione di alcuni problemi di alghe che abbiamo avuto anche nella parte Trentina del Lago di Garda. Se non altro approfondisce alcune conoscenze in ambito ambientale!!



BALNEAZIONE. Sotto accusa le fioriture schiumose con striature verde-blu e verde-gialle, in fase di intensificazione: sopra un certo limite potrebbero essere tossiche; l’Arpav invita i sindaci a tenere d’occhio le rive, un’alta concentrazione potrebbe causare pericolo

Alghe potenzialmente tossiche nel Garda e sindaci invitati dall'Arpav (Agenzia regionale di prevenzione e protezione ambientale del Veneto) a monitorare le proprie spiagge e rive a causa dell'aumento massiccio della fioritura schiumosa, verde-blu e verde-giallastra, avvistata al centro del lago, al largo dei comuni di Garda, Castelnuovo, Peschiera e Lazise.Venerdì i sindaci di questi Comuni, ma anche di quelli di Bardolino, Brenzone e Malcesine, hanno ricevuto una lettera dal Dipartimento provinciale di Verona-Sistemi ambientali, siglata dal responsabile dell'Ufficio lago di Garda, Giorgio Franzini, che ha per oggetto «Sorveglianza algale nelle acque del lago di Garda. Fioriture di cianobatteri». Nella lettera si comunica che, dalla metà di luglio, è stato intensificato il «Piano di sorveglianza algale» in prossimità delle acque di balneazione del lago di Garda a causa di un incremento della densità di cianobbateri (o cianoficee - Anabaena lemmermannii), fitoplancton che potrebbe produrre tossine neurotossiche ed epatototossiche nella acque del Garda» e che, secondo quanto prevede il Ministero della Sanità «non deve superare, nelle acque di balneazione, il valore di 5000 cellule per millilitro (cinque milioni per litro) condizione di rischio non accettabile per i bagnanti».Il fatto che tale fenomeno si sia manifestato con formazione di striature e addensamenti di intenso colore verde-blu o verde giallastro accompagnati da schiume, indica che la presenza di questa fioritura algale è però elevata, come ha dimostrato il primo campionamento fatto il 16 luglio nel porto di Garda, mentre al centro della baia sono state trovate cloroficee (e poche cianoficee).La lettera indica poi le date degli altri campionamenti e rilievi visivi. Su quello del 16 luglio si precisa che è stato fatto in «zona portuale non balneabile» e che ha indicato «presenza di schiume e striature con livelli di cianobatteri, in particolare Anabaena lemmermannii, superiori ai 5000 cellule per millilitro». Ciò, però, è normale poiché nei porti si crea una risacca cui consegue una quantità di alghe molto elevata. Il secondo campionamento ha invece riguardato le «striature verdi» notate al centro della baia di Garda. «Dalle analisi», si precisa però che «i ceppi predominati sono risultati cloroficee», un'alga verde non tossicologica. «Ampiamente sotto la soglia di rischio non accettabile (5000 cellule per millilitro, ndr) i cianobatteri». Gli altri rilevamenti sono stati solo visivi. I tecnici dell'Arpav sono cioè solo passati in motoscafo, hanno notato le striature colorate, ma non hanno fatto le analisi. Analisi che sarebbero comunque superflue: l'intensità del fenomeno implica l'automatica presenza di cianobatteri in quantità massiccia e superiore ai 5000 cellule per millilitro. Tali avvistamenti sono stati fatti il 21 luglio, al largo del bacino nord-occidentale, e il giorno dopo a circa 800 metri dalla costa nel bacino sud orientale. Giovedì il «rilevamento visivo» è stato a 7-800 metri dalla costa di Castelnuovo, Lazise e Peschiera. Tutto ciò rende evidente che il «fenomeno delle fioriture algali è in fase di intensificazione e che in misura diversa i cianobatteri, principalmente del genere Anabaena, sono coinvolti» sebbene non abbiano finora interessato le acque di balneazione. A essere chiamati in campo sono i Comuni: la missiva premette che per legge «i controlli delle acque di balneazione non possono essere fatti da Arpav 24 ore su 24, ma solo dalle 9 alle 15». E precisa che la nota ministeriale indica che il superamento del valore delle 5000 cellule per millilitro in acque di balneazione è rischiosa per i bagnanti. Essendo le striature avvistate sempre più frequentemente, si sollecitano i sindaci a segnalarne l'eventuale presenza nelle zone di balneazione e ad interdirla, in via precauzionale, come consigliato dal Ministero. Le zone chiuse potranno essere riaperte solo quando, sulla base dei dati dell'Agenzia regionale di prevenzione e protezione ambientale del Veneto saranno ripristinate le condizioni di rischio accettabile.

sabato 7 novembre 2009

NASCE IL PRIMO SOFTWARE GRATUITO PER STIMARE I PROPRI CONSUMI ENERGETICI


Un progetto di PAEA e FONDAZIONE DI BANCA ETICA

Un software completamente gratuito che permette a tutti di calcolare i propri consumi energetici e di simulare contemporaneamente più interventi di riqualificazione energetica sugli impianti di produzione dell’energia elettrica, termica e frigorifera, fino a individuare la soluzione che restituisca il miglior risultato, come benefici economici ed ambientali.
Si chiama ECHOES questa assoluta novità, messa a punto dall’Associazione PAEA – Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente, grazie al contributo finanziario della Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus
.
Il nuovo software è ora disponibile sul sito
www.paea.it .

Il finanziamento di 20mila euro era stato erogato dalla Fondazione di Banca Etica nell'ambito del primo Bando per progetti a sostegno dell'economia civile, lanciato nel 2008.




“ECHOES è un progetto innovativo che rappresenta molto bene la tipologia di progetti che la Fondazione di Banca Etica intende sostenere in coerenza con la mission di contribuire allo sviluppo di un'economia civile e attenta all'ambiente. Si tratta di un prodotto assolutamente innovativo, accessibile a tutti gratuitamente, capace di stimolare nei cittadini un'autoconsapevolezza circa le conseguenze delle loro scelte in campo di consumi”, ha detto Mariateresa Ruggiero, direttrice della Fondazione di Banca Etica.

“Echoes è l’ultimo di tanti progetti di PAEA attiva ormai da oltre dieci anni sul panorama nazionale ed europeo, che si prefiggono di dimostrare che un altro percorso di sviluppo è possibile e, soprattutto, non servono tante parole ma fatti semplici e, semplicemente, tangibili. Siamo particolarmente grati alla Fondazione per aver apprezzato l’essenza del nostro progetto ed averlo finanziato e confidiamo di proseguire con collaborazioni analoghe vista la forte coincidenza di motivazioni ed obiettivi che contraddistingue le nostre due realtà”, dice Paolo Ermani, Presidente dell’Associazione PAEA – Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente.

venerdì 6 novembre 2009

IL GRANDE INGANNO: DA MAASTRICHT A LISBONA

di Solange Manfredi – tratto da http://paolofranceschetti.blogspot.com/

Premessa
Nel corso di questi anni ho scritto diversi articoli sottolineando alcune sentenze o leggi che, a mio parere, presentavano diverse anomalie: violazioni costituzionali nell'esercizio della politica monetaria; attentato agli organi costituzionali; La costituzione inesistente, abbiamo perso tutto; Il lodo Alfano? Un falso bersaglio, l'Italia ha perso la tutela dei diritti umani.
Non riuscivo a spiegarmi, allora, perché questi fatti non venissero segnalati, commentati e, soprattutto, perché i media tacessero la “pericolosità” di quanto stava accadendo. Oggi, probabilmente, ho capito il perché di quell’assordante silenzio. Quella che vi sto per raccontare è la storia di un grande inganno, un inganno che parte da lontano, sin dalla fine della seconda guerra mondiale. E’ la storia di un progetto (eversivo???) che vuole l’Europa governata da una oligarchia. Poiché il progetto subisce, nel 1992, un’importante accelerazione, è da tale anno che inizieremo a raccontare questa storia.


 
Maastricht
Il 29 gennaio 1992 viene emanata la legge numero 35/1992 (Legge Carli - Amato) per la privatizzazione di istituti di credito ed enti pubblici. Passano pochi giorni ed ecco un’altra data cruciale, il 7 febbraio 1992. In questa data avvengono due fatti estremamente importanti per la realizzazione del progetto: viene varata la legge 82 con cui il ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), attribuisce alla Banca d’Italia la “facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro”. Ovvero dal 1992 la Banca d’Italia decide autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro;




Giulio Andreotti come presidente del Consiglio assieme al ministro degli Esteri Gianni de Michelis e al ministro del Tesoro Guido Carli firmano il Trattato di Maastrich, con il quale vengono istituiti il Sistema europeo di Banche Centrali (SEBC) e la Banca Centrale Europea (BCE). Il SEBC è un’organizzazione, formata dalla BCE e dalle Banche Centrali nazionali dei Paesi dell’Unione Europea, che ha il compito di emettere la moneta unica (euro) e di gestire la politica monetaria comune con l’obiettivo fondamentale di mantenere la stabilità dei prezzi. I cittadini italiani non si rendono conto della gravità delle conseguenze che questi atti hanno, ed avranno, sulle loro vite. Ne subiscono le conseguenze e quando si domandano “perchè”, ogni volta viene loro proposto un capro espiatorio diverso. L’importante è che i cittadini non riescano a capire quanto sta avvenendo.




I potenti, nel frattempo, continuano a lavorare al loro progetto e, il 13 ottobre 1995, il governo italiano, con il Decreto Ministeriale numero 561, pone il segreto su:“articolo 2) atti, studi, analisi, proposte e relazioni che riguardano la posizione italiana nell’ambito di accordi internazionali sulla politica monetaria…; d) atti preparatori del Consiglio della Comunità europea; e) atti preparatori dei negoziati della Comunità europea… Articolo 3. a ) atti relativi a studi, indagini, analisi, relazioni, proposte, programmi, elaborazioni e comunicazioni… sulla struttura e sull’andamento dei mercati finanziari e valutari…; ecc. …)”.

Insomma, quanto il Governo sta facendo per realizzare il progetto europeo non si deve sapere, men che meno in ambito di politica monetaria.
Il 1 gennaio 2002 l’Italia ed altri Paesi europei (non tutti) adottano come moneta l’uro. I prezzi raddoppiano, gli stipendi no. La crisi economica si acuisce. Anche in questo caso viene offerto ai cittadini qualche capro espiatorio per giustificare una crisi che, invece, secondo alcuni analisti, è stata pianificata da tempo.

Il 4 gennaio 2004 Famiglia Cristiana rende note le quote di partecipazione alla Banca d’Italia. Si scopre così, per la prima volta (le quote di partecipazione di Banca d’Italia erano riservate) che l’istituto di emissione e di vigilanza, in palese violazione dell’articolo 3 del suo statuto (“In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici) è, per il 95% in mano a banche private e società di assicurazione (Intesa, San Paolo, Unicredito, Generali, ecc..). Solo il 5% è dell’INPS.




Da quando la Banca d’Italia è in mano ai privati? Come è potuto succedere tutto ciò? La risposta è semplice: con la privatizzazione degli istituti di credito voluta con la legge numero 35/1992 Amato- Carli, cui, l’ex governatore della Banca d’Italia, ha fatto subito seguire la legge 82/1992, che dava facoltà alla Banca d’Italia di decidere autonomamente il costo del denaro.




In altri termini con queste due leggi la Banca d’Italia è divenuta proprietà di banche private che si decidevano da sole il costo del denaro sancendo così, definitivamente, il dominio della finanza privata sullo Stato. A questo stato di cose seguono i noti scandali bancari (Bond argentini, Cirio, Parmalat, scalata Unipol con il rinvio a giudizio del governatore di Banca d’Italia Fazio, ecc..) con grande danno per migliaia di risparmiatori.




Non è possibile che il ministro Carli, ex governatore della Banca d’Italia, non si sia accorto di tutto ciò. Ed ancora: è possibile che i politici, ministri del Tesoro, governatori non si siano accorti, per ben 12 anni, di questa anomalia? Comunque se ne accorgono alcuni cittadini, che citano immediatamente in giudizio la Banca d’Italia.




Il 26 settembre 2005 un giudice di Lecce, con la sentenza 2978/05, condanna la Banca d’Italia a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito monetario. Nella sentenza viene sottolineato, inoltre, come la Banca d’Italia, solo nel periodo 1996-2003, si sia appropriata indebitamente di una somma pari a 5 miliardi di euro a danno dei cittadini. Ma ancora non basta, perché la perizia del CTU nominato dal giudice mette in evidenza:

Per quanto concerne la Banca d’Italia:
come questa sia, in realtà, un ente privato, strutturato come società per azioni, a cui è affidata, in regime di monopolio, la funzione statale di emissione di carta moneta, senza controlli da parte dello Stato; come, pur avendo il compito di vigilare sulle altre banche, Banca d’Italia sia in realtà di proprietà e controllata dagli stessi istituti che dovrebbe controllare; come, dal 1992, un gruppo di banche private decida autonomamente per lo Stato italiano il costo del denaro.

Per quanto concerne la BCE:
come questa sia un soggetto privato con sede a Francoforte; come, ex articolo 107 del Trattato di Maastricht, sia esplicitamente sottratta ad ogni controllo e governo democratico da parte degli organi dell’Unione Europea. come la succitata previsione faccia si che la BCE sia un soggetto sovranazionale ed extraterritoriale; come, tra i sottoscrittori della BCE, vi siano tre Stati (Svezia, Danimarca ed Inghilterra) che non hanno adottato come moneta l’euro, ma che, in virtù delle loro quote, possono influire sulla politica monetaria dei Paesi dell’euro.




In altri termini la sentenza mette in evidenza come lo Stato, delegato dal popolo ad esercitare la funzione sovrana di politica monetaria, dal 1992 l’abbia ceduta a soggetto diverso dallo Stato: prima alla Banca d’Italia (di proprietà al 95% di privati), quindi alla BCE (soggetto privato, soprannazionale ed extraterritoriale).




Così facendo lo Stato ha violato due articoli fondamentali della Costituzione:




L’articolo 1 che recita: “... La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Infatti il popolo aveva delegato i suoi rappresentanti ad esercitare la funzione sovrana di politica monetaria, non a cederla a soggetti privati;




L’articolo 11 della Costituzione che recita: “L’Italia … consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.




L’articolo 11 della Costituzione consente limitazioni (non già cessioni) della sovranità nazionale.Inoltre, la sovranità monetaria non è stata ceduta a condizioni di parità (le quote di partecipazione alla BCE non sono paritarie), vi fa parte anche la Banca d’Inghilterra che non fa parte dell’euro e partecipa alle decisioni di politica monetaria del nostro Stato, senza che lo Stato italiano possa in alcun modo interferire nella politica monetaria interna.Ed ancora. Tale limitazione (non cessione) può essere fatta ai soli fini di assicurare “la pace e la giustizia tra le Nazioni”. I fini della BCE non sono quelli di assicurare pace e giustizia fra le nazioni, ma quello di stabilire una politica monetaria.
La sentenza è, quindi, estremamente importante e, per taluni, anche estremamente pericolosa, visto che ai politici che illegittimamente hanno concesso la sovranità monetaria prima alla Banca d’Italia e poi alla BCE potrebbero essere contestati i reati di cui agli articoli:241 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato, è punito con l’ergastolo”.283 codice penale: “Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo con mezzi non consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni”.




I politici, infatti, hanno ceduto un potere indipendente e sovrano ad un organismo privato e, per quanto riguarda la BCE , anche esterno allo Stato. Il pericolo c’è, ma la paura di un possibile rinvio a giudizio per questi gravi reati dura poco. Per una strana coincidenza, a soli 5 mesi dalla sentenza che condanna la Banca d’Italia, nell’ultima riunione utile prima dello scioglimento delle camere in vista delle elezioni, con la legge 24 febbraio 2006 numero 85 dal titolo “Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione” vengono modificati proprio gli articoli 241 (attentati contro l’indipendenza, l’integrità e l’unità dello Stato); 283 (attentato contro la Costituzione dello Stato); 289 (attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali), ovvero le figure di attentato alle istituzioni democratiche del Paese, che, diciamolo, con i reati di opinione hanno ben poco a che vedere.

Cosa cambia con questa modifica? Nella sostanza le figure di attentato diventano punibili solo se si compiono atti violenti. Se invece si attenta alla Costituzione semplicemente abusando di un potere pubblico non si commette più reato. I politici, dunque, non solo sono salvi per quanto concerne il passato, ma, da ora in poi, potranno abusare del loro potere pubblico violando la Costituzione senza più rischiare assolutamente nulla. Certo, questa modifica priva la nostra repubblica di qualsiasi difesa, ma di questo pare nessuno se ne accorga.




Pochi mesi dopo questa modifica arriva la sentenza 16.751/2006 della Cassazione a Sezioni Unite, che accoglie il ricorso di Banca d’Italia avverso la succitata sentenza del giudice di Lecce. Nelle motivazioni si legge: “... al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di partecipazione ad organismi sovranazionali: funzioni in rapporto alle quali non è dato configurare una situazione di interesse protetto a che gli atti in cui esse si manifestano assumano o non assumano un determinato contenuto”.
In altri termini il giudice non può sindacare come lo Stato esercita le sue funzioni sovrane, neanche quando queste arrechino un danno al cittadino.




Ma, come abbiamo appena visto, il cittadino è rimasto privo di difese anche nel caso in cui, abusando di poteri pubblici, la sua sovranità venga svenduta a soggetti privati. E allora che fare? Al cittadino resta un’ultima flebile speranza? Può aggrapparsi alla violazione dell’articolo 3 dello Statuto della Banca d’Italia? Assolutamente no, anche l’articolo 3 dello Statuto, ovviamente, è stato modificato a dicembre del 2006. Ora non è più necessaria nessuna partecipazione pubblica in Banca d’Italia. Tutto in mano ai privati per Statuto. La sovranità monetaria è persa. Ma l’inganno è solo all’inizio, anche se è stato portato a termine un tassello importante del progetto, in fondo si sa, è il denaro che governa il mondo.




Lisbona
I potenti, sicuri della loro totale impunità, proseguono nel grande inganno e, visto che nel 2005 la Costituzione Europea (che presentava palesi violazioni con le maggiori costituzioni europee e pareva scritta per favorire le grandi lobby affaristiche in danno dei cittadini) era stata bocciata da francesi ed olandesi al referendum, decidono che, per far passare il testo, si deve agire in due modi:




evitare di far votare la popolazione;
rendere il testo illeggibile;




Il loro progetto prevede di lasciare la Costituzione Europea immutata e, per evitare il referendum, di chiamarla Trattato. Poi, per non far capire al cittadino che nulla è cambiato, rendono il testo illeggibile inserendo migliaia di rinvii ad altre leggi e note a piè pagina, come hanno confessato:
l’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”;




il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”;




il nostro Giuliano Amato: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile... Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum”.





Nel 2007 tutto è pronto e il 13 dicembre i capi di governo si riuniscono a Lisbona per firmare il Trattato, ovvero la Costituzione Europea bocciata nel 2005 e resa illeggibile. Ora manca solo la ratifica dei vari Stati.
Il parlamento italiano ratifica il trattato di Lisbona l’8 agosto del 2008, approfittando della distrazione dei cittadini dovuta al periodo feriale. Nessuno spiega ai cittadini cosa comporti la ratifica del Trattato, ed i media, ancora una volta, tacciono.




In realtà con quella ratifica abbiamo ceduto la nostra sovranità in materia legislativa, economica, monetaria, salute e difesa ad organi ( Commissione e Consiglio dei Ministri) che non verranno eletti dai cittadini. Il solo organo eletto dai cittadini, il Parlamento Europeo, non avrà, nei fatti, alcun potere. Ancora una volta i nostri politici, abusando del loro potere pubblico, hanno violato l’articolo 1 e 11 della nostra Costituzione.L’articolo 1 perchè, come detto, lo Stato ha la delega ad esercitare la funzione sovrana in nome e per conto dei cittadini, non a cederla. E’ come se una persona avesse il compito di amministrare un immobile e lo vendesse all’insaputa del proprietario, abusando del potere che gli è stato conferito.

Inoltre ha violato l’articolo 11 perché, come abbiano visto: L’Italia… consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità”.Lo Stato, invece, ancora una volta ha ceduto la sovranità e l’ha ceduta non in condizioni di parità.




infatti l’Inghilterra, che già non ha aderito all’euro, in sede di negoziato ha ottenuto diverse e importanti esenzioni per aderire al Trattato di Lisbona, eppure pare che il primo presidente europeo sarà proprio l’ex primo ministro inglese Tony Blair. La nomina a presidente europeo di Blair deve far riflettere, sopratutto in ordine alla cosiddetta Clausola di Solidarietà presente nel Trattato di Lisbona. Detta Clausola prevede che ogni nazione europea sia tenuta a partecipare ad azioni militari quando si tratti di lottare contro “azioni terroristiche” in qualunque altra nazione. Il problema e che nessuno ha definito cosa si intenda per “azioni terroristiche”. Chi deciderà chi è un terrorista e perchè? Persone come Tony Blair, in passato coinvolto nello scandalo sulle inesistenti armi di distruzione di massa in mano a Saddam con cui è stata giustificata la guerra all’Iraq? A quante guerre ci sarà chiesto di partecipare solo perché qualche politico non democraticamente eletto avrà deciso di usare la parola “terrorista” o “azione terroristica”?




Si consideri che già, oggi, basta definire un cittadino “presunto terrorista” per poterlo privare dei diritti umani e permettere che i servizi segreti possano sequestrarlo a fini di tortura, attività criminale che potrà poi essere coperta con il segreto di Stato, come ha recentemente confermato con la sentenza 106/2009 anche la nostra Corte Costituzionale.




Ma il dato più allarmante è che con il Trattato di Lisbona viene reintrodotta la pena di morte. Ovviamente tale dicitura non è chiaramente presente nel testo, ma in una noticina a piè pagina (si continua nell’inganno).




Leggendo attentamente questa noticina, e seguendo tutti i rimandi, si arriva alla conclusione che con il Trattato di Lisbona accettiamo anche la Carta dell’Unione Europea, la quale dice “La morte non si considera cagionata in violazione del presente articolo se è il risultato di un ricorso alla forza resosi assolutamente necessario: Per eseguire un arresto regolare o per impedire l’evasione di una persona regolarmente detenuta; per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un’insurrezione” (articolo 2, paragrafo 2 della CEDU).




La cosa è di estrema gravità. Infatti, anche in questo caso, chi deciderà che una protesta è sfociata in disordini tali da rendere lecito un omicidio? (l’Italia, poi, ha un triste primato in fatto di “agenti provocatori” pagati per trasformare una manifestazione in guerriglia). In quali casi si potrà sparare sulla folla disarmata? Chi deciderà quando potranno essere sospesi i diritti umani? Perché di questo si tratta.




Ecco la storia di un grande inganno, un inganno che inizia
-con il cedere illecitamente, proteggendosi con il segreto, la funzione sovrana dell’esercizio della politica monetaria a privati:
-nello sfuggire alle responsabilità del proprio operato depenalizzando le figure di attentato alla Costituzione;
-nell’approfittare delle ferie estive per ratificare un Trattato con cui vengono cedute le nostre restanti sovranità (legislativa, economica, monetaria, salute, difesa, ecc.) ad una oligarchia non eletta e che nessuno conosce;
-ed, in ultimo, nel dare il potere a qualche politico di poter privare i cittadini dei loro diritti umani semplicemente con una parola.




Così, quando i cittadini si renderanno conto che hanno perso tutto, che la loro vita viene decisa da una oligarchia di potenti non eletti democraticamente, quando si renderanno conto del grande inganno in cui sono caduti non sarà loro concesso neanche reagire o protestare, perchè basterà una sola parola per trasformare la reazione in “azione terroristica” o la protesta in “insurrezione”, legittimando così la sospensione dei diritti umani e l’applicazione della pena di morte. Il tutto, poi, verrà coperto con il segreto di Stato.

giovedì 29 ottobre 2009

INCENERITORE O CENTRO RICICLO? VALUTIAMOLO...


I motivi, che andremo qui di seguito ad elencare, sono di fatto quelli che ci spingeranno sabato ad unirci alla manifestazione contro l'inceneritore “IO NON MI BRUCIO” organizzata da Nimby Trentino per le ore 15.00 in piazza Dante a Trento. Siamo dunque contro l'inceneritore di Trento perche':

-L'inceneritore e quindi l'incenerimento di rifiuti causa una dispersione di polveri inquinanti e dannose perl'ambiente, il territorio e le specie che lo popolano “fra cui la DIOSSINA (riconosciuta fra le sostanze più dannose). E' vero che le nuove tecnologie di incenerimento dei rifiuti dispongono di filtri all'avanguardia per contenere gli agenti inquinanti, ma mai abbastanza per garantirne la sicurezza.

-L'inceneritore e la sua messa in funzione andrebbero a disincentivare la popolazione all'attenzione e importanza della raccolta differenziata e quindi, inevitabilmente, anche al rispetto della natura e dell'ambiente. Si rischierebbe di cadere nella superficialita' del “..tanto si brucia!”, luogo comune che andrebbe a rovinare il buon lavoro sino ad ora realizzato da parecchi Comuni, che si sono battuti per una raccolta differenziata piu' efficiente, alcuni dei quali introducendo la raccolta porta a porta.

-L'inceneritore brucerebbe 103 mila tonnellate di rifiuti annui, che andrebbero a produrre scarti per un rapporto di circa 1/3 di quelle bruciate (33 mila T). Le ceneri rimaste dalla combustione infatti andrebbero ad occupare nuove discariche speciali e apposite, per la pericolosita' appunto di questi residui tossici.



...si vabbè ma se ci sono così tanti rifiuti
non si può mica fare altrimenti...
-L'inceneritore avrà un tempo di costruzione di 5 anni, rispetto ai 3 anni di un Centro di Riciclo Rifiuti altamente tecnologico

Il Centro Riciclo di Vedelago (TV) arriva a riciclare fino al 99,5% dei rifiuti, compreso il secco e quindi il materiale considerato non riciclabile, tramutandolo in sabbia sitetica, testata per l'adattabilità con il cemento e per la realizzazione di materiali sintetici (sedie, panchine ecc..). Alla base del progetto ci sono dei cittadini sensibilizzati al problema dello smaltimento dei rifiuti, degli approfondimenti nelle scuole per allargare la conoscenza anche ai più piccoli e l'utilizzo della raccolta porta a porta!!



SITO CENTRO RICICLO http://www.centroriciclo.com/






RIFIUTI = MATERIALE
DIAMO FIDUCIA ALLA POPOLAZIONE VERSO UN RICICLO TOTALE
Se dovessi riconoscerti in queste motivazoni e credi di poter appoggiare tutti quelli che si tanno muovendo per la nostra salute, il nostro benessere fisico e il nostro futuro partecipa!!


lunedì 26 ottobre 2009

NO INCENERITORE!! L'ESEMPIO DI VEDELAGO PER NON INCENERIRCI

Ed eccola finalmente la possibile alternativa all’inceneritore di Trento! Stiamo parlando di una piattaforma ecologica (o centro di riciclo) che, se realizzata, permetterebbe non solo la separazione, ma anche il riciclaggio quasi totale dei rifiuti.
Questo quantomeno è quello che troviamo oggi nel comune di Vedelago (TV): un centro di riciclo che arriva a recuperare il 98.5% dei rifiuti ed il centro più all’avanguiardia d’italia, più studiato e gettonato nell’ambito della tutela ambientale.






E questo signori significa “RICICLAGGIO TOTALE!!
Qui di seguito pubblichiamo l’intervista alla Dott.ssa Carla Poli, rilasciata a Daniel Tarozzi e pubblicata sul sito
www.terranauta.it oppurte al link seguente:


La fautrice di questo progetto virtuoso, che pone a tutti gli effetti un’alternativa allo smaltimento tramite combustione (inceneritore) o sotterramento (normali discariche), è la Dott.ssa Carla Poli, che ad oggi non definisce più il materiale che ritira come “rifiuto”, bensì come “risorsa”.

Gli aspetti da evidenziare in questo nuovo panorama sono molteplici, e vanno dall’impegno delle famiglie, alle modalità di ritiro dei ritiuti ed infine al riciclo, e quindi alla professionalità di chi lavorerà nel centro: ci dovrà essere infatti una divisione più precisa possibile da parte del cittadino, inoltre i Comuni dovranno attivarsi per una raccolta “porta a porta” puntuale e ben organizzata, evitando di comprimere troppo i materiali raccolti; una volta arrivati in questo nuovo centro di riciclo infatti, tutti i rifiuti saranno fatti scorrere su rulli, dove il personale si attiverà per dividere quello che è sfuggito ai controlli precedenti. Così facendo la percentuale del riciclato salirebbe indicativamente all’80%, mentre dal rifiuto secco residuo, si ricaverebbe la sabbia sintetica, un materiale riutilizzabile nell’ambito ’edilizio.

“Io non voglio più nemmeno chiamarli rifiuti, per me sono materiali”. Queste parole sintetizzano meglio di qualunque altra il pensiero che in questi anni ha animato Carla Poli, titolare del Centro Riciclo Vedelago, situato in provincia di Treviso.
“In questi anni ne abbiamo dovuti affrontare di ostacoli!”, assicura al pubblico venuto ad assistere alla due giorni sui rifiuti organizzata dalla Macro Edizioni.
“Ma adesso ci stanno richiamando tutti”.Eh sì, persino in Italia, seppur lentamente, si sta insinuando la logica della raccolta differenziata e della riduzione dei rifiuti.

 Ma Carla Poli è già oltre, e non vuole sentir parlare di rifiuti nemmeno per il cosiddetto residuo secco, quello cioè che avanza una volta separato l’umido dalla plastica, dal metallo, dall’alluminio e dalla carta. Per lei il rifiuto non esiste. Al suo posto una straordinaria risorsa, nonché un’opportunità di business tutta da sfruttare.

Ma andiamo con ordine. Il Centro di Riciclo di Vedelago si occupa di separazione e riciclaggio di rifiuti. Non sembrerebbe nulla di straordinario, ma la peculiarità di questo impianto è data dalla percentuale di rifiuti che riesce a riciclare. Circa il 99%.
Sembra impensabile in un’epoca contrassegnata dall’invasione della spazzatura nelle strade di Napoli, dalle difficoltà crescenti incontrate dalle diverse amministrazioni per aprire nuove discariche e dalle polemiche (motivate) che sempre più si accompagnano alla presenza degli inceneritori. Impensabile, eppure reale. Certo, siamo nel nord-est, nell’Italia del fare. Eppure...
È la stessa Carla Poli ad infuriarsi quando le amministrazioni da lei contattate le dicono che il contesto culturale non permette risultati analoghi in altre regioni d’Italia
. “La gente non è mica stupida! I sindaci dicono ‘qui da noi non c’è la cultura’. Io dico: signor sindaco lei sta dando del deficiente ai suoi cittadini! Non credo che nel suo paese le persone non sappiano distinguere tra un giocattolo e una bottiglia!”.Proprio dai cittadini e dalle amministrazioni che li governano deve partire il processo virtuoso proposto dal Centro di Riciclo Vedelago.
Perché il miracolo che Carla Poli propone si compia, infatti, è necessaria un’accurata separazione dei rifiuti, ma soprattutto una raccolta differenziata che sia mirata al riciclo.
Troppe volte, invece, si misurano le percentuali di raccolta, senza controllare, poi, quanti di questi “materiali” raccolti vengano effettivamente riciclati.




“Spesso più che di comuni ricicloni bisognerebbe parlare di comuni raccoglioni!” ha affermato la dottoressa Poli durante il suo intervento. “Quando si fa una raccolta differenziata finalizzata al riciclo bisogna capire perché va fatta, quali sono gli obiettivi, e intervenire quindi concretamente realizzando impianti adatti alle esigenze dell’utenza presa in considerazione. In molti, invece, fanno la raccolta e si fermano lì. Quando si decide di fare la raccolta differenziata per il riciclo, questa deve mirare al 100%. In questo caso, infatti, andremo a raccogliere l’umido attraverso gli impianti di compostaggio, i vari materiali in modo separato, ma soprattutto raccoglieremo in modo sensato gli imballaggi. Questi soggiacciono all’accordo nazionale ANCI-CO.NA.I. Ma molti sindaci non sanno neppure cos’è! Eppure l’ANCI è l’Associazione Nazionale Comuni Italiani! Questo accordo prevede che quando una persona va al supermercato e compra le bottiglie d’acqua, paga l’acqua, paga l’imballaggio e paga anche il costo per portare gli imballaggi all’impianto di riciclo! Lo paga già. Se poi nessuno si occupa della raccolta di quegli imballaggi, il cittadino paga due volte perché l’imballaggio finisce in discarica o nell’inceneritore”.



Basterebbe quindi far applicare le leggi e gli accordi già esistenti per incentivare notevolmente la quantità e la qualità del riciclo dei rifiuti e la contestuale eliminazione del bisogno di nuove discariche o inceneritori.
Nel caso delle proposte di Carla Poli, alle parole sono seguiti i fatti. La sua azienda è riuscita a realizzare, a Ponte nelle Alpi, un riciclo del 98,5% dei rifiuti raccolti. Ma non si è fermata qui. In questi mesi, infatti, sta cominciando ad operare in Sardegna, a Colleferro (a sud di Roma) e persino a Torre del Greco, che non è esattamente un paesino veneto.
Ma partiamo dal principio e vediamo come la dottoressa Poli ha risposto alle nostre domande.
Carla Poli, perché la vostra iniziativa è partita proprio da Ponte nelle Alpi?“A ponte nelle Alpi il comune si è mosso di buona lena. I cittadini sono venuti alle nostre riunioni e hanno capito le nostre motivazioni. Ci siamo detti, vabbé - siamo i primi - proviamo a vedere se ci arriviamo. È stata un po’ una sfida. Oggi a Ponte nelle Alpi fanno una raccolta differenziata che sfiora il 100% perché tutti i materiali raccolti, divisi per flussi, vanno a riciclo. Certo, dovranno ancora un po’ migliorare, bisogna sempre migliorare il mondo. Ma come inizio non è male....”
Partire dalla sensibilizzazione delle persone è quindi fondamentale. Per questo, oltre ad occuparsi degli impianti di riciclaggio, il Centro Riciclo Vedelago è impegnato in prima linea anche nella diffusione dell’informazione sul tema dei rifiuti, specie nelle scuole.

Che tipo di iniziative state portando avanti nelle scuole?“La scuola è da sempre la nostra avanguardia è lo strumento che noi usiamo per entrare nella società. Se nella scuola i bambini acquisiscono le cognizioni necessarie si fanno paladini in famiglia e nella società per la realizzazione della raccolta differenziata. Abbiamo quindi elaborato un progetto chiamato “Educare lo sviluppo sostenibile” che noi portiamo nelle scuole a nostre spese. Per noi questo è un investimento redditizio. Educando i bambini e tramite loro le famiglie, infatti, ci siamo trovati con rifiuti differenziati in modo consapevole e quindi - ad esempio - non ci sono più capitate le vaschette di plastica che hanno contenuto un pasticcio con mezzo pasticcio dentro o con la muffa sopra. Un rifiuto pulito è un materiale più facilmente ed efficacemente riciclabile. Queste piccole attenzioni da parte delle famiglie, quindi, ci fanno risparmiare.”



Cosa fate con i cosiddetti rifiuti indifferenziati?“A Ponte nelle Alpi, la frazione residua secca non la chiamiamo indifferenziata perché se uno dice indifferenziato già pensa alla discarica. Se invece dico frazione secca, composta per l’82 per cento da materiale plastico, è cosa ben diversa: giocattoli, attaccapanni, carta del prosciutto. Quello è il secco! E perché devo seppellirlo visto che è roba buona e me la pagano?”




Come vi ponete rispetto alle altre iniziative presentate durante questo convegno come, ad esempio, quelle dei comuni a rifiuti zero?“Noi veniamo dopo. Cioè diciamo, se c’è il modo di risparmiare, di non produrre, di fare meno... va tutto bene; io non ho paura di rimanere senza lavoro perché, per quanto uno risparmi, ci sarà sempre qualcosa da riciclare. Questo qualcosa, questa frazione residua che viene conferita nel servizio pubblico, non si deve né bruciare, né seppellire, ma è tutta riciclabile. Ecco noi ci poniamo lì.”



NOTA
Centro Riciclo Vedelago riceve le frazioni secche riciclabili dei rifiuti urbani e assimilati, seleziona i materiali in base alla composizione merceologica, compie le operazioni necessarie per la riduzione volumetrica, gestisce la fase di destinazione in uscita delle singole tipologie di materiali che vengono consegnati a impianti di seconda lavorazione o a specifiche aziende che li impiegano nei loro cicli produttivi.

Queste amministrazioni, quindi, nella loro ignoranza, assegnano i fondi destinati alla raccolta di questi imballaggi ai trasportatori che però, per la loro intrinseca natura, hanno come prima finalità quella di impiegare poco tempo e “ottimizzare le risorse”, finendo quindi col far caricare molti rifiuti schiacciandoli e rovinandoli. Quando questi materiali arrivano all’impianto di riciclo sono molto danneggiati ed hanno così una frazione di scarto (non riciclabile) molto grande. 

sabato 24 ottobre 2009

MOLINARI BACCHETTA LA PROVINCIA SULLO SCOTTANTE TEMA DELLA CENTRALE SULL'ALTISSIMO

Evvai…finalmente una cosciente e seria presa di posizione del Sindaco di Riva del Garda Claudio Molinari in merito alla questione della centrale sul monte Altissimo.
Durante l’intervento in sede PD di qualche giorno fa infatti, il primo cittadino rivano ha espresso il suo malcontento per come la Provincia non abbia considerato i pareri negativi dei Comuni interessati dal progetto della centrale, nutrendo anche perplessità per un’opera di così grande entità.
Quello che emerge da quanto dichiarato dal primo cittadino rivano, è innanzitutto il fatto che il progetto, bocciato all’unanimità da tutti i Comuni interessati (dopo le mozioni presentate dai vari Consiglieri nei consigli comunali) e anche dalla Commissione Provinciale, ad oggi si trova ugualmente in esame al servizio di utilizzazione delle acque pubbliche della medesima Provincia. Ne consegue che, a tutti gli effetti, il progetto non è stato bocciato o respinto, ma, al contrario, sta facendo passi avanti.
Conclude l’intervento con alcune considerazioni rivolte al Presidente della Provincia Dellai e al vice Pacher, in cui manifesta irritazione per una scarsa considerazione, da parte dell’amministrazione provinciale, delle comunità locali sulle grandi opere (citando non solo il progetto della centrale, ma anche il tunnel di loppio), per le quali si rischiano decisioni singolari e verticistiche e quindi non rispettose dei diritti della comunità.




Seguendo i successivi sviluppi sui quotidiani locali, ci siamo accorti che Dellai non si è espresso sullo scottante tema della centrale, oggi come in passato, quasi si sentisse più sicuro a passare la patata bollente (e chissà il perché!!), mentre Pacher ha tranquillizzato il Sindaco sul fatto che la Provincia stà seguendo il normale iter previsto per la valutazione delle grandi opere e che, quando sarà il momento, manifesterà la sua contrarietà al progetto.

Indipendentemente da questo fatto e timorosi per il futuro del nostro Lago di Garda (la Provincia ha comunque inserito il progetto dell’opera nella piano della finanziaria trentina),
sicuri di non creare inutili allarmismi, ci sentiamo di appoggiare il Sindaco di Riva, finora l’unico ad aver denunciato questi aspetti a livello giornalistico e apparentemente uno dei pochi “uomini politici” a chiedere il rispetto dell’etica e della morale della politica stessa, a garanzia dei cittadini, dell’ambiente e del territorio ed a tutela della democrazia.
Speriamo inoltre che questo fatto sia di esempio a quei politici che non hanno sempre ben chiaro il ruolo che ricoprono, ma che spesso si ritrovano a voltare le spalle all’elettorato per accondiscendere scelte che arrivano dall’alto. Vuoi per paura, vuoi per interesse o vuoi per incapacità, la politica si dimentica troppo facilmente delle responsabilità che ha, verso non solo i cittadini, ma anche nei confronti dell’ambiente e del nostro sviluppo.
Infine ci tenevamo a porgere un’unica domanda al Presidente LORENZO DELLAI:Vista la mancata presa di posizione in merito al progetto della centrale sul monte Altissimo in tutti questi mesi, Lei , Signor Lorenzo Dellai, cittadino Trentino e massimo esponente regionale per la nostra Provincia Autonoma di Trento, è favorevole o contrario alla realizzazione della Centrale sull’Altissimo???


(m.d.)